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Hayabusa 2: creare crateri per fare scienza

La sonda giapponese Hayabusa 2, dopo 3 anni e mezzo di viaggio, ha raggiunto nel mese di giugno l’asteroide Ryugu. Il 21 settembre ha rilasciato i due rover MINERVA-II1, regalandoci le prime foto dalla superficie del pianetoide.

 

Un falco pellegrino spaziale

Hayabusa 2 (che in giapponese vuol dire “falco pellegrino”) è una missione dell’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) ed un follow-up di Hayabusa, che nel 2010 raccolse un campione dell’asteroide Itokawa. Ne condivide l’obiettivo principale, ovvero raccogliere dei campioni da un asteroide, in questo caso 1999JU3 (poi ribattezzato Ryugu), e riportarli sulla Terra. Ci sono comunque dei miglioramenti sostanziali nella sonda di nuova generazione, tra cui un motore a ioni che permetterà al veicolo di completare il suo viaggio usando un decimo della potenza richiesta da un motore chimico tradizionale. Anche l’asteroide bersaglio è diverso in maniera sostanziale: si tratta infatti di un asteroide di tipo C, più primordiale dell’asteroide Itokawa, di tipo S. Si ritiene che gli asteroidi di tipo C (carboniosi) contengano minerali idrati e composti organici e che la loro composizione possa essere utile per capire lo sviluppo del sistema solare interno.

 

 

La missione fino ad oggi

La sonda è partita il 3 dicembre del 2014 dal Tanegashima Space Center e, dopo un fly-by della Terra e tre anni e mezzo di viaggio, ha raggiunto l’asteroide Ryugu il 29 giugno 2018. Durante l’avvicinamento sono state scattate varie foto dell’asteroide, largo circa 880 metri. Quando Hayabusa si trovava a circa 20 km, ha iniziato ad analizzare il corpo nell’infrarosso, attraverso due strumenti: NIRS3 (Near InfraRed Spectromer; il 3 sta per la risoluzione di 3 micrometri) e TIR (Thermal Infrared Imager). Con questi due dispositivi, la sonda ha potuto studiare la composizione chimica e la temperatura dell’asteroide.

 

Hayabusa 2 ha portato con sé 3 rover MINERVA-II (Micro Nano Experimental Robot Vehicle for Asteroid) e il lander MASCOT (Mobile Asteroid Surface SCOuT), quest’ultimo sviluppato dalla DLR, l’Agenzia Spaziale Tedesca, e dalla CNES, l’Agenzia Spaziale Francese. Dopo aver valutato attraverso riscontro fotografico la migliore zona di atterraggio, la sonda ha rilasciato il 21 settembre la prima coppia di rover MINERVA-II1, chiamati 1A e 1B. Il giorno dopo è stato confermato il loro arrivo su Ryugu, insieme alle prime foto scattate direttamente dalla superficie dell’asteroide.

 

 

Questi rover, di forma esagonale, 18 cm di diametro per 7 di altezza e pesanti 1.1 kg, a differenza di altri veicoli spaziali non sono dotati di ruote. Infatti, data la bassissima gravità di Ryugu (circa 80’000 volte inferiore di quella terrestre), se usassero delle ruote per muoversi fluttuerebbero via. Usano invece dei rotori interni per saltare, spostandosi di diversi metri per volta. Oltre a raccogliere dati direttamente dalla superficie dell’asteroide, questi rover serviranno come dimostratori della possibilità di utilizzare robot autonomi in ambienti con pochissima forza di gravità.

 

 

 

Proiettili di rame e crateri artificiali

I prossimi passi prevedono il rilascio del lander MINERVA, previsto per i primi di Ottobre, e la parte principale della missione, ovvero la raccolta di campioni da riportare sulla Terra. Questa raccolta sarà divisa in tre fasi: sono innanzitutto previsti due contatti per fine Ottobre 2018 e per Febbraio 2019, dove saranno raccolti campioni superficiali di Ryugu. Lo strumento utilizzato sarà il Sampler Mechanism (SMP), una struttura cilindrica che, una volta a contatto con la superficie, sparerà un proiettile per sollevare dei detriti e catturarli.

 

 

La terza fase è prevista per Marzo 2019: la sonda sparerà contro la superficie di Ryugu lo Small Carry-on Impactor, un cono di 2 kg di rame. L’impatto creerà un cratere artificiale, che metterà a nudo gli strati più interni e incontaminati dall’ambiente spaziale dell’asteroide. La composizione di puro rame dell’impattatore rende facilmente distinguibile i frammenti del suddetto dai minerali dell’asteroide, evitando quindi di sporcare il campione. La sonda andrà quindi a prelevare del materiale direttamente dal cratere e inizierà il suo viaggio di ritorno verso la Terra, che si dovrebbe concludere nel 2020. Una volta in orbita, Hayabusa 2 rilascerà la capsula contenente i campioni, che verranno raccolti e analizzati a terra dai ricercatori.

 

 

 

Fonti:

Giovanni Natalini
Studente del corso magistrale di Ingegneria Elettronica all'università di Roma Tor Vergata. Appassionato di scienza, tecnologia e spazio.

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