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Il Petrolio: l’Oro Nero

Il petrolio è una delle fonti energetiche più utilizzate al mondo in quanto, specie per determinate applicazioni, quali la produzione di combustibile per aerei, risulta difficile da sostituire.

La dipendenza che la maggior parte dei paesi ha sviluppato per il petrolio risulta ormai un fattore allarmante che ha portato, e continua a portare a vere e proprie guerre commerciali.

La storia

A Titusville in Pennsylvania, il 27 agosto del 1859, parte la corsa allo sfruttamento petrolifero che ha segnato l’età moderna. A scoprire il giacimento fu Edwin Drake ed a questo primo urlo del poi denominato “oro nero” , seguì la scoperta di giacimenti più produttivi come quelli in Texas, California e Oklahoma.

Ad approfittarsi più di tutti della nuova e più potente fonte energetica fu la Standard Oil, guidata da John D. Rockefeller; la società riuscì ad accaparrarsi sin dai primi tempi il controllo della maggioranza dei giacimenti petroliferi dello stato al punto che il governo degli Stati Uniti fu costretto a prendere dei provvedimenti anti-monopolistici, portando alla divisione di Standard Oil in diverse compagnie tra le quali la nota Esso.

Le tipologie di petrolio

Il petrolio può essere suddiviso in due grandi categorie: petrolio convenzionale e petrolio non convenzionale.

Il petrolio convenzionale è stato la prima modalità a svilupparsi e si ottiene trivellando pozzi verticali. Spesso il liquido in questi casi, emerge in un primo momento spontaneamente a causa dell’ elevata pressione alla quale si trova il giacimento.

In un secondo momento è necessario immettere acqua o gas per aumentare la pressione e permettere al petrolio di continuare ad emergere.

Il petrolio non convenzionale si diversifica invece in diverse altre tipologie.

Tar Sands – Le sabbie bituminose

Una di queste è il petrolio pesante, classificato anche come sabbie bituminose e quindi in sintesi con “bitume”; risulta spesso mescolato alla sabbia e deve essere trattato chimicamente per poter raggiungere il livello del petrolio convenzionale. La sua origine è dovuta a depositi sotterranei che sono risaliti in superficie nel corso dei secoli.

Tra i principali paesi che posseggono questo tipo di petrolio ci sono Venezuela e Canada; proprio in Canada i depositi di Tar Sands si trovano a meno di cento metri dalla superficie.

Il petrolio che si ottiene dalle Tar Sands viene estratto mediante un processo chimico – meccanico che consiste in un lavaggio delle sabbie con aria o acqua calda e con l’ aiuto di solventi si separa il bitume dal resto del composto.

 

Estrazione di sabbie bituminose a Fort McMurray, Alberta

 

Shale oil – olio di scisto

Un’ altra tipologia di petrolio non convenzionale è lo scisto bituminoso denominato anche come “shale oil” che ha origine da rocce impregnate di un materiale organico, depositatosi nel sottosuolo per decomposizione di plancton, alghe e altre sostanze organiche, detto kerogene. Grandi riserve sono presenti in Europa Orientale e in Colorado. Il kerogene (o cherogene) si presenta solitamente allo stato solido e per estrarne il petrolio è necessario sottoporlo a dei processi chimici complessi. Dal cherogene si ottiene bitume, da quest’ ultimo il petrolio pesante; in sostanza lo “shale oil” è prodotto in raffineria a partire dal kerogene e questo comporta un impatto ambientale notevolmente superiore al già poco ecologico processo di estrazione del petrolio convenzionale.

Tight oil

Il “Tight oil” è  il tipo di petrolio non convenzionale più sfruttato ed è situato in  formazioni argillose in profondità. Viene estratto raggiungendo il giacimento con una trivellazione orizzontale e si utilizza il cosiddetto “fracking” di cui abbiamo parlato nel seguente articolo: Fracking.

 

Da questa breve panoramica sulla storia e le tipologie di petrolio si può notare come tutte le tecniche di estrazione e lavorazione descritte siano costose, ma soprattutto come portino ad un altissimo impatto ambientale.

Quando si parla di petrolio e poi di benzina si tratta anche e soprattutto del processo di estrazione e la trasformazione della materia prima e non solo quindi del danno ambientale causato dal suo prodotto (altrettanto grande e ovviamente da prendere in considerazione).

Per questo forse è da ipocriti parlare di costi elevati e danni ambientali per la realizzazione di impianti per fonti rinnovabili quali parchi eolici o grandi distese di pannelli fotovoltaici; come se i giacimenti petroliferi fossero costruiti a impatto zero e le lavorazioni non contribuissero notevolmente all’ inquinamento totale da prendere in considerazione nel bilancio costi/benefici/eco-sostenibilità di questa forma di energia.

Sono ormai passati 150 anni dalla scoperta del primo giacimento petrolifero, considerando l’ attuale situazione climatica globale possiamo ancora permetterci di gridare di gioia per il cosiddetto “Oro Nero”?

Vignetta ad opera di Francesco Prodi.

 

Fonti

Davide Burdo
Dottore in Ingegneria Energetica e studente della specialistica, appassionato alle tecnologie che sfruttano le risorse rinnovabili ed a modi innovativi per la produzione e distribuzione di energia, ritengo che la transizione energetica verso le "green energies" sia una grande possibilità di cambiamento.

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    1 Comment

    1. Grande nipote. Bravissimo e complimenti. Puntuale, circostanziato, attento e sopratutto proiettato al futuro.

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