Pineta di Castel Fusano – Polmone verde di Roma
Chi è di Roma lo sa: la città è così grande che molto spesso i cittadini si limitano a vivere la propria vita in una ristretta area della capitale! Eppure, questa grande città europea è estremamente peculiare non solo per la propria storia e il suo patrimonio artistico e culturale, ma anche per diversi aspetti naturalistici che caratterizzano i suoi numerosi parchi, come la Pineta di Castel Fusano, un vero polmone verde per la città di Roma!
Cos’è ExUrbe?
Il progetto ExUrbe, del team Oikos Film, si prefigge di raccontare la ricchezza del patrimonio naturale della Regione Lazio partendo proprio da Roma! Se nella Puntata 0 sono stati raccontati gli ambienti costieri con le preziose dune di Castel Porziano, nella Puntata I ci si è spinti all’interno di uno dei polmoni verdi di Roma, ovvero la Pineta di Castel Fusano.
La Pineta di Castel Fusano
La Pineta di Castel Fusano è un Parco Urbano (916 ettari) che è stato inserito nel 1996 all’interno della Riserva Naturale Litorale Romano (15.900 ettari). La pineta è un vero polmone verde di Roma che si estende lungo la costa, dal canale dei Pescatori fino al confine con la Tenuta Presidenziale di Castel Porziano. Con la sua rete di sentieri sterrati e asfaltati, questo immenso parco urbano offre una serie infinita di possibilità per i suoi cittadini.
ExUrbe – Puntata I | Pineta di Castel Fusano
Se avete visto fino in fondo il documentario, avrete certamente capito che non ci troviamo in un parco urbano qualsiasi. A rendere caratteristica la Pineta di Castel Fusano, vero polmone verde di Roma, sono il gran numero di tesori naturalistici ad essa associati!
Quest’aree verde, seppur strettamente collegate ad una grande città, risulta essere una preziosa risorsa per i cittadini che possono godere di questi ambienti nel proprio tempo libero. Inoltre, gioca un ruolo fondamentale nella conservazione degli habitat mediterranei e nella mitigazione dell’isola di calore proveniente dalla città. Quanti di voi possono permettersi di dire “vado a farmi una passeggiata nel bosco” e con pochi minuti di macchina raggiungeranno la loro meta?
Ambiente semi-artificiale
Nonostante esistono boschi di conifere naturali con un sottobosco ricco di specie erbacee ed arbustive adattate a tali habitat (come il mirtillo!), una pineta composta dal classico pino da pinoli o pino domestico (Pinus pinea L., 1753) sarebbe da considerare “artificiale” o semi-naturale in gran parte del suo attuale areale intorno al bacino del Mar Mediterraneo. Infatti, ad oggi si è arrivati alla conclusione che l’areale originario della specie, e dove questa si è evoluta, sia la penisola iberica. Solo con le storiche introduzioni iniziate già con gli Antichi Romani, la specie è oggi presente in diverse regioni mediterranee fino alla Turchia. Perciò, in Italia il pino da pinoli è considerata un’archeofita, ovvero, una specie introdotta in tempi antichi ed oramai naturalizzata.
Acidificazione del suolo
Alcuni dei composti chimici organici che si possono estrarre dalle foglie del pino da pinoli.
L’acidificazione del suolo è un fenomeno naturale che, ad esempio, può svilupparsi negli ecosistemi boscosi dominati da conifere (gli alberi aghifoglie). Ciò si verifica a causa della decomposizione delle foglie accumulatesi nella lettiera del sottobosco. Durante questo processo di trasformazione della materia organica da parte di funghi e batteri, i composti chimici secondari delle foglie, come le resine acide, vengono rilasciati nell’ambiente così da alterare il pH del suolo. L’abbassamento del pH all’interno del suolo va ad influenzare negativamente la crescita e lo sviluppo di molte specie vegetali. Sono individuabili oltre 50 composti chimici secondari all’interno degli aghi pino, tra cui svariati terpeni, diversi acidi grassi e le “resine acide”, per l’appunto.
Boschi costieri di querce sclerofille
A costituire una parte importante della pineta, ci sono anche le specie vegetali definite sclerofille (= foglie coriacee), come il comune leccio (Quercus ilex L., 1753), piante tipicamente adattate ai climi caldi e/o aridi. Le temperature elevate generano uno stress idrico che queste piante aggireranno, in parte, inspessendo le proprie foglie con uno spesso strato di cera sulla pagina superiore e impedendo una massiccia evapotraspirazione. Un curioso fatto su questi ambienti è la loro ottima resilienza contro gli incendi estivi per via degli adattamenti evolutivi che molte delle piante possiedono. Una fra le più famose specie arboree è la sughera (Quercus suber L.) la cui “corteccia”, o meglio il sughero, costituisce un perfetto scudo contro le fiamme e il calore.
Incendi
Negli ultimi anni, l’area di Castel Fusano è stata soggetta a diversi e intensi incendi dolosi che hanno privato diverse porzioni del parco ai cittadini ma soprattutto alla fauna selvatica. L’ultimo significativo evento è stato quello del 17 luglio 2017 che ha interessato ben 100 ettari! Ne “La vegetazione del parco urbano Pineta di Castel Fusano” di Maria Grazia Guerrazzi del 1989 si riportano ben 455 specie vegetali! La querceta mista all’interno della riserva ospita anche numerose specie animali, tra cui le volpi, i cinghiali o gli istrici. Un documento del 2010 pubblicato dalla stazione ornitologica (stazione di inanellamento degli uccelli per studi scientifici) di Castel Porziano, regione di parco adiacente, riporta oltre 100 specie di uccelli, di cui la maggior parte sono passeriformi, ma non mancano i meravigliosi uccelli acquatici che popolano le piccole aree umide interne.
Fonti:
PhotoCredits:
Tutti i componenti del team OIKOS Film
Contenuti scientifici: Life – Il Faro dei Curiosi (Jacopo De Luca, Luca Gallitelli e Matteo Garzia)
Fotografia e regia: Giulia Garzia
Riprese aeree: Dr.one_dronisti (Luigi Cao Pinna e Francesco Simone Mensa)