Rinnovabili post COVID-19
In questo articolo esamineremo come sono cambiate le strategie di investimento per quanto riguarda le rinnovabili nel post COVID-19.
Agosto 2020, in un mondo ancora scosso dalla pandemia provocata dal COVID-19, bisogna pensare a piani di investimenti a medio e lungo termine per risollevare l’economia dei singoli Stati in concomitanza con la corsa contro il tempo per contenere gli effetti del cambiamento climatico.
Il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres raccomanda l’utilizzo dei soldi dei contribuenti per la creazione di posti di lavoro “verdi” e per rinnovare le industrie obsolete secondo i presenti e futuri piani di limitazione delle emissioni. Dello stesso parere sono anche i ministri dell’Ambiente di 17 paesi europei e la Iea (Agenzia Internazionale dell’Energia).
Se quindi ci stiamo domandando se il COVID-19 abbia scosso e fatto prendere consapevolezza ai grandi produttori di energia ed ai singoli governi di problemi immensamente più grandi di noi quali appunto una pandemia o il surriscaldamento globale, la risposta è SI.
Secondo un’indagine dell’European Climate Foundation sono stati individuati più di 1000 progetti riguardanti lo sfruttamento di energie rinnovabili, finanziabili sfruttando i 750 miliardi del Recovery Found dell’UE, stanziati per aiutare i paesi europei più colpiti dalla pandemia. Si parlerebbe di 200 miliardi per sostenere oltre 2 milioni di posti di lavoro “green”.
Bisogna inoltre considerare come la pandemia ed il global warming siano effettivamente collegati; come spiegato nell’articolo “COVID-19 ed inquinamento atmosferico” è stato dimostrato che il COVID-19 ha un indice di contagio maggiore nelle zone con alte emissioni di gas inquinanti e particolato.
Come cambieremo? Infrastrutture e trasporti
Come ogni rivoluzione industriale, le colonne portanti sono le infrastrutture ed i trasporti.
Trasporto a 2 ruote
Per quanto riguarda i trasporti si parla, almeno in Europa, di un incremento notevole, dove possibile, dell’utilizzo di biciclette, monopattini elettrici ed in generale trasporti autonomi a 2 ruote, ovvero: riduzione di emissioni e limitazioni contatti (in ottica pandemica). Esempio recente è l’utilizzo di monopattini elettrici a Roma (che sta facendo notizia tuttavia perché non adeguatamente regolamentato).
In Italia, per quanto riguarda i finanziamenti recentemente stanziati per ciclovie urbane, ciclostazioni ed interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina, si tratta di 137,2 milioni di euro. La cifra viene ripartita con assegnazione di 51,4 milioni per il 2020 e 85,8 milioni per il 2021 e attribuisce le risorse ai Comuni con popolazione residente superiore a 50mila abitanti.
Altro aspetto fondamentale è l’utilizzo, ove possibile, del telelavoro. Aspetto fondamentale durante il lock down, potrebbe essere “esteso” anche in condizioni post pandemiche al fine di ridurre le emissioni emesse dalla mobilità quotidiana dei lavoratori. In Italia, Milano punta a realizzare 35 km di piste ciclabili entro fine anno, Bologna renderà percorribile il 60% dei 275 km della Bicipolitana.
Auto elettriche
Le case automobilistiche sono uscite con grandi perdite dal lock down e puntano ad investire i fondi di sostegno del governo nei “veicoli green”.
Parallelamente i combustibili fossili durante il lock down hanno accusato un duro colpo con il calo del prezzo del petrolio (e di conseguenza della benzina), il più basso degli ultimi 30 anni (sotto i 10 dollari al barile). – Per vedere andamento prezzo petrolio consigliamo: Money.it.
I consumatori potranno quindi approfittare di incentivi mai così vantaggiosi per l’acquisto di auto elettriche o ibride, di modo da far ripartire subito il mercato. Il cosiddetto “Ecobonus” è già utilizzabile dal 1 agosto fino al 31 dicembre 2020 e varia in base alle auto che vengono classificate in base alle emissioni: auto totalmente elettriche (100%) prevedono incentivi fino a 10.000 euro. Per ulteriori informazioni e per la classificazione completa delle categorie vi rimandiamo a Auto.it.
Trasporto aereo
Con decine di migliaia di aerei a terra, il trasporto aereo è stato uno dei settori più colpiti dal lock down; dall’utilizzo sempre più soddisfacente dello smart working e delle teleconferenze al calo drastico di turismo tra le varie nazioni di questa estate 2020. Distanziamento sociale e sanificazione costante portano le flotte aeree a dover ridurre drasticamente il numero di passeggeri su ogni volo e, di conseguenza, ad alzare il prezzo del biglietto. Sarà con tutta probabilità uno dei settori più lenti a ripartire.
Anche i produttori di petrolio verso le rinnovabili
Come già detto, il crollo del prezzo del petrolio durante il lock down ha messo in crisi i grandi produttori di petrolio, la stessa Shell con il suo amministratore delegato Ben van Beurden ha dichiarato che l’impatto di cui si parla sarà maggiore dell’Accordo sul Clima.
I combustibili fossili, già considerati da scienziati ed economisti degli “stranded assets“, potrebbero terminare il proprio dominio energetico prima del previsto, la Iea prevedeva il picco finale nel 2030 ma secondo nuovi studi della Rystad Energy, la domanda di greggio del 2030 sarà inferiore dell’8% rispetto alle previsioni pre-COVID.
Per approfondimenti sul cambiamento della domanda energetica italiana pre e post pandemia raccomandiamo la lettura del report dell’ENEA sull’analisi trimestrale del sistema energetico italiano:01-Analisi-trimestrale-2020
Conclusioni
Nello scenario appena delineato risulta quindi come la pandemia abbia influenzato la vita, la mobilità e la produzione energetica di tutti i giorni e di come i governi e le grandi industrie stiano puntando sulla decarbonizzazione in vista anche delle scadenze agli impegni presi negli Accordi di Parigi.
Per quanto riguarda la situazione italiana però bisogna fare attenzione, a mio parere, a non investire i fondi su infrastrutture quali gasdotti o in generale nel gas naturale, che non è considerato al pari del petrolio come stranded assets ma è comunque un investimento a breve termine su una fonte energetica di cui l’Italia non è provvista in grande scala.
I fondi dovrebbero essere sfruttati per dare il via ad una rivoluzione industriale basata sulle fonti rinnovabili, parliamo quindi di fotovoltaico e mini-eolico per le abitazioni e parchi eolici on ed offshore per impianti di taglia maggiore oltre che all’idroelettrico (già ampiamente sfruttato in Italia) ed al solare a concentrazione (il cui brevetto è italiano ma di cui non sono stati realizzati impianti degni di nota). Reimpostare l’infrastruttura energetica italiana da un sistema centralizzato ad un sistema decentralizzato dove sono i quartieri a produrre energia che possa eventualmente essere distribuita alle utenze che ne hanno più bisogno.
Fonti
- Rivista cartacea QualEnergia (aprile-maggio 2020)
- Rifkin J. “Un Green New Deal Globale”. Mondadori – 2019
- Rinnovabili.it
- Immagine di copertina a cura di Fabrizio Miranda