Lo squalo bianco: come si studia il suo comportamento?
L’articolo che segue è scritto da Pietro Giovannelli, naturalista e fotografo che ha partecipato ad un progetto di ricerca su un animale considerato “spaventoso” da tutti: lo squalo bianco (Carcharodon carcharias). Attraverso il suo racconto imparerete a conoscere come si studia il suo comportamento e le sue abitudini fino a scoprire le armi vincenti di questo super predatore.
Un’interessante esperienza di ricerca in Sudafrica
Nel corso degli anni passati ho avuto la possibilità di affacciarmi sul mondo della ricerca durante alcuni viaggi in Sudafrica, precisamente a Gansbaai. Durante la spedizione ho potuto studiare l’etologia (il comportamento) di questo animale. L’obiettivo è stato quello di studiare il comportamento della specie attraverso una significativa raccolta di dati anche in base alle diverse condizioni climatiche e temporali.
Come si studia il suo comportamento?
Dopo aver ancorato la barca in determinati punti, gli squali venivano attratti vicino la barca attraverso il chumming. Il chumming consiste nel creare una scia odorosa naturale mediante una miscela di acqua di mare, olio di fegato e sangue di pesce. Una pratica che ha un impatto minimo e di breve durata sul comportamento degli squali bianchi e sui loro relativi movimenti attorno alla colonia d’otarie (Laroche et al., 2007; Sperone et al., 2012). La raccolta dati iniziava col riconoscimento degli squali tramite l’assegnazione di numeri progressivi per ogni esemplare che si avvicinava alla barca su apposite schede. Ciò è stato possibile grazie alla presenza di segni distinivi presenti sul corpo quali macchie, tagli, cicatrici, ferite, parassiti, mutilazioni o deformazioni ecc.
Durante le spedizioni, abbiamo ritenuto sessualmente maturi i maschi con una lunghezza totale pari a circa 3,5 metri, mentre le femmine dai 4,5 metri circa (Compagno et al., 2005). La divisione in gruppi è importante visto le numerose interazioni che gli squali hanno con gli oggetti messi a loro disposizione. A tal proposito sono riportate su varie schede i comportamenti individuali con la “preda” e il tipo di approccio, e i comportamenti sociali che avvengono tra due o più squali. La raccolta dei dati è stata effettuata solo in presenza del bait (esca) o solo in presenza della sagoma di foca.
Applicazione della ricerca
Le interazioni degli squali sono state poi messe in relazione con alcuni fattori ambientali. Tra questi: la visibilità in acqua, lo stato ondoso del mare, la marea, la temperatura dell’acqua, la fascia oraria e la copertura del cielo. Quest’ultima, fondamentale per l’attività degli squali bianchi, è stata osservata tramite la scala delle Oktas ogni due ore di osservazione (Rees, 2001). La scala delle Oktas si basa sulla divisione del cielo in 8 parti, contando quante di esse sono coperte da nuvole, metodo usato in meteorologia.
Approfondimento sulla biologia dello squalo bianco
Il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) è forse il più spaventoso tra gli quali, ma come ogni animale anche questa specie segue una specifica dieta.
Le prede
Le prede principali di questo apex predator sono animali che presentano un’elevata quantità di grassi ovvero un alto valore energetico, come ad esempio le otarie (leoni marini) dove in sud Africa sono la principale preda. Altre prede sono: delfini, tonni, salmoni, altri squali e in alcune occasioni praticano scavenging (nutrimento di animali morti) sulle carcasse delle balene.
Cosa rende lo squalo bianco un top predator?
Questa specie, oltre ai 5 sensi che sono altamente sviluppati, come l’olfatto che permette di individuare una particella di sangue in una parte per milione, presenta altri 2 organi di senso che sono:
(i) la linea laterale, un organo tipico dei pesci che decorre lungo i fianchi dell’animale e visibile anche ad occhio nudo. Questa è composta da una serie di neuromasti, cioè meccanorecettori in grado di percepire spostamenti d’acqua nelle vicinanze dell’animale, composta da cellule con morfologia simile alla macula uditiva. Queste cellule sono ciliate con una forma a cupola che poggia sulla membrana basale, e la sommità passa attraverso la superficie epiteliale entrando in contatto con l’esterno (Liem, 2006).
(ii) Le ampolle di Lorenzini che si trovano sul rostro e attorno agli occhi, sono elettrorecettori passivi in grado di percepire campi elettromagnetici. All’esterno si presentano come pori epidermici collegati a piccole sacche con celle ripiene di gel elettroconduttivo. Tali strutture permettono agli elasmobranchi (squali e razze) di percepire la presenza di prede in acque torbide, o sotto la sabbia, senza la necessità di doverle vedere (Sand, 1938). È anche probabile che grazie a questo senso riescano a percepire il campo magnetico terrestre orientandosi durante le loro migrazioni.
Altri super equipaggiamenti
La pelle è composta da scaglie placoidi con la porzione posteriore appuntita e disposta in senso longitudinale donando idrodinamicità e riducendo le turbolenze in acqua, favorendo il deflusso verso le narici e le ampolle di Lorenzini, evitando un’eccessiva pressione attorno all’orecchio e proteggono l’animale da parassiti ectodermici.
I denti hanno una forma triangolare con i bordi seghettati. È presente l’eterodonzia (differenza tra denti) tra le file superiori e quelle inferiori poiché nelle prime la forma dei denti è più ampia e piatta . Ciò è dovuto al loro ruolo durante un morso: mentre i denti inferiori di dimensioni più piccole penetrano nella preda permettendo una presa sicura, quelli superiori, con funzione a mo’ di “sega”, ne tagliano le carni (Martin, 2003). Nel corso della loro vita, grazie al sistema a “tapis roulant” lo squalo bianco ha un riciclo dei denti arrivando a cambiarne fino a 30.000.
Ringraziamo ancora Pietro Giovannelli che attraverso la sua esperienza di ricerca e la sua passione ci ha permesso di avvicinarci allo squalo bianco, un animale considerato “spaventoso” da tutti ma che speriamo da oggi possa ricevere anche ammirazione.